Per cercare di comprendere le dinamiche psicologiche nell’età evolutiva – prima infanzia, età scolare o adolescenza – e cogliere eventuali segnali di disagio, è utile tenere in mente alcune considerazioni.
La prima è che non sempre quello che appare rimanda in modo lineare a quello che accade, vale a dire: il modo in cui un medesimo sintomo si manifesta può essere legato a diverse tipologie di cause.
È molto utile, in tal senso, tenere a mente una riflessione banale ma spesso dimenticata: un bambino di tre anni, un ragazzo di 11 o un giovane di 18 hanno possibilità e modalità molto diverse di cogliere e pensare le proprie vicende interne. Di conseguenza, anche le modalità attraverso cui esprimeranno “come si sentono” saranno diverse. Possiamo, in linea di massima e semplificando molto, aspettarci che un giovane adulto avrà più strumenti di introspezione e comunicazione verbale del proprio stato psicologico, mentre un adolescente lo manifesterà maggiormente sul piano dell’azione nel contesto familiare e sociale ed un bambino piccolo attraverso modalità preverbali, che passano da altre vie simboliche come i disegni ed il gioco. Spesso, inoltre, l’espressione del disagio psicologico potrà essere non simbolica ma somatica, manifestandosi con sintomi fisici. In tal senso, ad esempio, un mal di pancia ricorrente e senza accertate cause organiche in un bimbo piccolo o, in un adolescente, una separazione dalla cerchia di amici ed un ritiro in casa potrebbero essere legate a dinamiche psicologiche.
La seconda considerazione è che una persona, a qualunque età, è un tutt’uno bio-psico-sociale, in cui vari ambiti sono legati tra loro in un equilibrio dinamico. Comportamenti, pensieri, relazioni, emozioni ed ancora, situazioni, sensazioni e sentimenti sono come tanti piatti di un’unica bilancia: ciò che impatta su uno muove anche tutti gli altri.
Lo stato emotivo ha un impatto sulle possibilità di pensiero cognitivo e sulla prestazione fisica, basti pensare a come sia difficile concentrarsi su una lettura quando si è molto preoccupati o tenere a mente dei numeri quando si è arrabbiati. Allo stesso modo, lo stato fisico e le prestazioni cognitive si ripercuotono sull’umore: costretti a letto da una gamba rotta o appesantiti da un brutto voto si è più vulnerabili alla tristezza. Da questa prospettiva, un calo del rendimento scolastico non necessariamente dipende solo dalla prestazione cognitiva e dalla quantità tempo trascorso sui libri ma può essere sintomo che la mente è troppo impegnata, magari inconsciamente, a cercare di gestire altre vicende che sente prioritarie, per potersi impegnare lucidamente anche con lo studio.
Le dinamiche psicologiche
Una terza riflessione utile è che in questo tutt’uno vi sono diversi livelli di funzionamento: dalla superfice di quello che appare e di cui siamo consapevoli, progressivamente si scende più in profondità nella persona, nelle sue dinamiche inconsce e nelle strutture della sua mente. Possiamo pensare alla psiche come ad un sistema complesso, radicato nel corpo e nelle relazioni, che deve assolvere a diverse funzioni, con diversi obiettivi. Questi obiettivi, a volte, entrano in conflitto tra loro o si ingarbugliano, provocando disagio, malessere e sintomi.
Così come per il corpo, anche per la mente vi sono funzioni e obiettivi di cui siamo consapevoli e che sono più sotto il nostro controllo, altre che lo sono meno o per nulla: sappiamo della nostra mano che prende il bicchiere e la controlliamo; in modo diverso abbiamo una vaga percezione di sottofondo del nostro respirare, che va per conto suo anche se non ci prestiamo attenzione; in modo diverso ancora non controlliamo il funzionamento né gli obiettivi del nostro fegato e non ne abbiamo alcuna consapevolezza…finché non vi siano dei sintomi di disagio. Possiamo pensare alle dinamiche psichiche allo stesso modo: alcune sono sotto il nostro controllo cosciente, altre sono sullo sfondo pronte per essere richiamate all’attenzione, altre ancora sono inconsce, celate alla nostra possibilità di pensiero cosciente, di riflessione e di comunicazione e non ci interessano finché non si inceppano e provocano sintomi (o finché non decidiamo di studiare psicologia).
Tutto è in movimento
Infine, vi è una considerazione ulteriore da tenere in mente nel cercare di comprendere le dinamiche psicologiche in età evolutiva, vale a dire che il tutt’uno di cui si parlava prima non è una costruzione consolidata e fissata una volta per tutte ma è in movimento, in evoluzione, appunto. Una situazione psicologica, quindi, non avrà senso solamente di per sé ma anche, e soprattutto, in quanto inserita in una soggettiva traiettoria evolutiva. Lo stesso comportamento, la stessa emozione, la stessa dinamica psichica sarà fisiologica e necessaria in una determinata fase evolutiva o molto preoccupante in un’altra.
Solamente leggendo la situazione del bambino o del ragazzo pensando al tutt’uno dell’equilibrio bio-psico-sociale, ai diversi livelli di funzionamento psichico e alla traiettoria evolutiva che fa da sfondo ad essi, è possibile cogliere il significato di un malessere o di un sintomo e, di conseguenza, impostare una strategia di intervento.
Redazione MOOD
Thomas Marcacci (psicoanalista dell’età evolutiva)