Il bambino o il ragazzo non imparano? Le ragioni possono essere varie, dalla difficoltà di apprendimento all’espressione di un disagio emotivo. La valutazione iniziale, o meglio la corretta e approfondita valutazione iniziale, è la premessa necessaria per definire l’intervento più efficace. Quando arriva una segnalazione dalla scuola o dalla famiglia “il bambino ha difficoltà ad imparare”, occorre analizzare il disturbo da diverse angolazioni senza tralasciare nulla: un’analisi globale delle molteplici aree, delle difficoltà, del vissuto, del contesto familiare e relazionale. Potremmo trovarci di fronte a un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) o a una difficoltà emotiva, qualcosa che non sta funzionando nel corretto sviluppo del soggetto. E’ un passaggio molto delicato, a volte può accadere che venga diagnosticato un Disturbo Specifico di Apprendimento mentre, in realtà, si è in presenza di una difficoltà emotiva, oppure, al contrario, che non venga intercettato un DSA.
L’importanza dell’approccio globale nella valutazione dei disturbi dell’apprendimento
I DSA (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia) sono disturbi ben identificabili, ma per una corretta diagnosi non è sufficiente effettuare i test specifici e le misurazioni standardizzate, occorre ampliare la prospettiva, valutando il bambino o il giovane in quel dato momento e in un determinato contesto scolastico e familiare. È necessario quindi un approccio globale e flessibile per comprendere il disturbo o il disagio, tenendo conto della complessità della valutazione iniziale e tenendo conto che una diagnosi non corretta limita molto l’efficacia dell’intervento. La diagnosi di DSA deve escludere la presenza di altri disturbi, non si può parlare di disturbo specifico dell’apprendimento in presenza di deficit intellettivi, psicopatologie o disturbi sensoriali. I soggetti con DSA sono individui assolutamente intelligenti, con proprie specificità e potenzialità.
Formulata la diagnosi, come si può far emergere il massimo del potenziale dal bambino o dal ragazzo? Una concezione solo biologica o neurologica del disturbo non porta ad un intervento integrato, totalmente efficace. Affrontare un DSA tralasciando gli aspetti emozionali non è funzionale ad un buon recupero, non facilita la riabilitazione, ma la frena. Ogni bambino o ragazzo con difficoltà di apprendimento va infatti seguito e sostenuto sia sul piano cognitivo che su quello emotivo. L’acquisizione di sicurezza nei propri mezzi e di autostima sono infatti elementi fondamentali per risolvere in modo realmente efficace le difficoltà.
Durante il percorso riabilitativo è inoltre determinante il rapporto interattivo con la scuola e la famiglia, allo scopo di individuare una strategia comune in cui tutti lavorino nella stessa direzione, ciascuno nella specificità del proprio ruolo. Per ottenere la migliore riabilitazione possibile è quindi fondamentale integrare l’intervento sulla scuola e sulla famiglia con il trattamento degli aspetti emotivi e relazionali e la riabilitazione neuropsicologica.
DSA sotto la lente
La Legge nº 170/2010 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico) riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati appunto “DSA”. Questi disturbi si devono manifestare in presenza di capacità cognitive adeguate e in assenza di patologie neurologiche e deficit sensoriali, ma possono costituire comunque una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.
La legge prevede che, a seguito della diagnosi di DSA, che prevede una specifica procedura mediante l’uso di una idonea batteria di test, la scuola adotti una serie di strumenti compensativi allo scopo di consentire al soggetto di proseguire il percorso di apprendimento superando le difficoltà specifiche provocate dal disturbo. Questi strumenti compensativi devono essere attuati in tutti i livelli scolastici, dalle scuole elementari all’università e sono complementari agli interventi terapeutici e riabilitativi che possono consentire di risolvere il disturbo.
Redazione MOOD