La nascita di un figlio è un evento coinvolgente e travolgente nella vita di una donna che si trova a dover affrontare grandi cambiamenti fisici e psicologici. Il baby blues o maternity blues identifica quella peculiare instabilità emotiva che accompagna spesso le donne nella prima settimana dopo il parto e che può durare fino alle tre settimane successive. Questo disagio coinvolge dal 25 all’85% delle puerpere.
I sintomi più comuni sono: pianto, disturbi del sonno, tensione, rabbia e irritabilità. Il maternity blues è causato sia da fattori fisici che psicologici. Fra i primi, i rapidi cambiamenti ormonali successivi al parto, lo stress psico-fisico del travaglio e del parto e le eventuali complicanze del parto. Dal punto di vista emotivo, l’ansia legata alla responsabilità del ruolo materno, i sentimenti di angoscia di separazione e perdita, se vissuti intensamente, possono contribuire a determinare questo stato di malessere transitorio.
Il baby blues è un disagio momentaneo che non richiede interventi specialistici specifici, infatti per prevenire questo stato occorrono gli stessi interventi utili alla sua risoluzione: un’adeguata informazione, rassicurazione e supporto familiare. Questo sostegno è sufficiente per accompagnare la neo-mamma nel delicato passaggio ed è importante per monitorare l’eventuale sviluppo di una vera e propria depressione post partum. Il 20% delle madri che soffrono di maternity blues può infatti sviluppare una depressione post partum che insorge nel 13% delle donne durante le prime settimane dopo il parto, nel 14,5% nei primi tre mesi dopo il parto, mentre il 25% può andare incontro ad una depressione post partum nel primo anno dal parto.
Le persone vicine alla neo-mamma hanno dunque una funzione di supporto e di osservazione nel riconoscere un problema più serio quale la depressione. Se la qualità dei sintomi è simile nel baby-blues e nella depressione, non è così per l’intensità e la durata dei sintomi, nettamente più invasivi e duraturi nella depressione, e per l’insorgenza del disturbo, più tardiva nella depressione
Come intervenire
L’intervento quindi si differenzia nel caso di un baby blues o di una depressione post-partum. Il primo è un evento fisiologico che necessita di un supporto e una rete intorno alla donna che le consenta un sonno adeguato per quantità e qualità e una riduzione di stress psicosociali. Nel caso di persistenza dei sintomi o di insorgenza più lontana dal parto va presa in considerazione l’ipotesi di un disturbo serio e va consultato uno specialista. Nel caso di depressione post-partum l’intervento tempestivo dello specialista rende migliore il decorso e più favorevole la prognosi.
La depressione post-partum va quindi affrontata come un episodio depressivo maggiore, potenzialmente grave, e spetta allo specialista fare una valutazione generale e di priorità, in quanto la salute mentale della mamma ha una forte ricaduta sul benessere psicofisico del bambino.
Redazione MOOD