Le emozioni sono la guida della ragione.
Il legame corpo-emozioni-cognizione è al centro di anni di teorie e ricerche che hanno portato all’abbandono del dualismo cartesiano mente-corpo e della netta separazione tra ragione ed emozioni (L’errore di Cartesio, Emozione, ragione e cervello umano, Antonio Damasio, 1994), a sostegno del valore cognitivo del sentimento (il sentimento definito come “provare emozioni”) e della stretta connessione tra emozioni e processi cognitivi. Quali sono i nessi tra emozioni e processi cognitivi e quali i collegamenti tra disturbi emotivi e disturbi cognitivi?
L’esperienza clinica insegna che le emozioni non sono qualcosa di isolato, ma interessano i processi cognitivi influenzandoli, dall’attenzione alla memoria, al ragionamento e al comportamento finalizzato, che coinvolge il corpo nell’azione.
Esiste quindi un rapporto osmotico dove emozioni e cognizione si influenzano reciprocamente, un’interconnessione tra mondo emotivo e mondo razionale. La connessione tra emozioni e cognizione è complessa, come lo sono la valutazione diagnostica dei disturbi emotivi e cognitivi e l’individuazione dell’origine del disagio. Diagnosi oggi supportata da specifici strumenti testistici che offrono una chiave di lettura scientifica ad integrazione di un’analisi psicologica più ampia che prende in esame la totalità della persona.
Allora, cosa accade nella nostra mente? Vi sono differenti teorie sul rapporto mente-cervello: se da una parte vengono identificati come due strutture totalmente sovrapponibili, dall’altra possiamo considerare mente e cervello come un software e un hardware che si adattano l’uno all’altro, entrambi dinamici e in movimento durante tutto l’arco della vita.
Le istanze mentali, emotive, vengono in sostanza ‘tradotte’ nel linguaggio del cervello, linguaggio costituito da vie neurali che si attivano o disattivano grazie al passaggio di specifici neuro mediatori chimici.
Il terzo elemento: il corpo
Ragione ed emozioni quindi, e il corpo? Il corpo è il terzo elemento: emozioni, cognizione e corpo interagiscono nel funzionamento della nostra mente. Il corpo, al contrario del pensiero comune, gioca un ruolo imprescindibile. Non è affatto un mero esecutore di ordini, ma un costruttore di significati. Citando Adonis: “Qui a dit que la main ne pense pas?”, la mano dello scrittore, la mano del pianista in qualche modo pensano e trasmettono qualcosa al cervello. Non un mero recettore di comandi del cervello, il corpo, soprattutto nelle prime fasi della vita, probabilmente anche nella vita intrauterina, trasmette continuamente impulsi al cervello. Il cervello utilizza questi impulsi per costruire la nostra storia, che inizialmente riguarda le funzioni del corpo: la suzione, il movimento , il gioco e via via le emozioni a cui si legano i processi cognitivi andando lentamente a costruire la nostra personalità, o ciò che chiamiamo Sé.
La costruzione del Sé
Le emozioni possono essere distinti in primarie e secondarie. Le emozioni primarie sono maggiormente legate agli istinti e sono trattate essenzialmente dalle strutture del lobo limbico: paura, rabbia, tristezza, gioia ecc. Grazie all’esperienza, si collegano alle emozioni secondarie trattate dalla corteccia prefontale. Le emozioni secondarie sono quindi sentimenti più complessi: nostalgia, speranza, vergogna, perdono e così via. I processi cognitivi interessano zone molto più ampie della neocorteccia, aree evolute in cui ha sede la razionalità.
Quindi, l’interconnessione tra corpo, emozioni primarie e secondarie e processi cognitivi porta alla costruzione dell’essere umano.
Un’evoluzione lenta che richiede molti anni affinché l’essere umano diventi adulto e si formi il Sé: la persona nella sua interezza, un Sé adulto e un Sé autobiografico. Il Sé autobiografico è la prova che “Siamo tutti figli della nostra storia”, ce la portiamo dentro in forma di ricordi e rappresentazioni che si integrano uno con l’altro per costituire un certo modo di essere.
Il Sé umano, diversamente dagli altri animali, ha inoltre la capacità di autoriflessione: di pensare se stesso, o come sosteneva il noto psicoanalista Bion, di “pensare il pensiero”.
Un altro elemento fondamentale che concorre alla formazione del Sé è il mondo esterno o “l’altro da Sé”, con cui ci confrontiamo costantemente per tutta la vita e che interviene nella formazione delle rappresentazioni mentali create dalla persona.
Nell’espressione dell’altro da Sé entrano in gioco i “neuroni specchio”. Caratterizzati da una conformazione particolare, sono strutture in grado di registrare ciò che avviene nell’altra persona, tanto sul piano fisico, del movimento, quanto sul piano emotivo. Per queste ragioni sono alla base sia dell’apprendimento motorio che dell’empatia. Rappresentano una sorta di radar, un recettore diretto del mondo esterno in grado di assorbire ed elaborare quello che ci sta intorno.
Il rapporto tra cervello emotivo e cervello razionale
Qual è il rapporto tra cervello emotivo e cervello razionale? L’ipotesi oggi più accreditata è che le emozioni siano una guida per i processi cognitivi ed il pensiero razionale (Vilayanur S. Ramachandran). Non è una spiegazione così immediata, si potrebbe credere il contrario e che le emozioni debbano essere tenute a bada, fidandosi solo della ragione. Invece, il processamento delle informazioni nell’uomo, avviene prima di tutto a livello emotivo e in secondo luogo a livello cognitivo: le emozioni sono alla base del buon funzionamento della ragione.
Tutto ciò va poi elaborato in fase diagnostica e nella valutazione dei disturbi emotivi (quali ad esempio depressione, ansia, attacchi di panico) e cognitivi (alterazioni delle funzioni cognitive quali ad esempio memoria, attenzione, orientamento, linguaggio, funzioni esecutive).
Per poter curare un disturbo dobbiamo prima di tutto coglierne l’origine. Diversi disturbi psichici possono presentare sintomi cognitivi, ad esempio una persona depressa molto spesso ha difficoltà nel leggere un giornale perché dopo aver letto alcune righe non ricorda quelle precedenti, oppure non riesce a svolgere compiti semplicissimi che prima faceva senza alcun problema ed altro ancora. Ma è anche vero il contrario, i disturbi cognitivi possono provocare disturbi emotivi quali la depressione.
Non è facile individuare l’origine di un disturbo: cause cognitive, emotive o miste. Non è semplice, ma è essenziale per individuare il trattamento più utile, dalla psicoterapia alle terapie farmacologiche, alla riabilitazione neuropsicologia, agli interventi corporei, ai trattamenti combinati della sfera emotiva-cognitiva.