Quello che un tempo è stato definito “il male oscuro” in realtà è un disturbo oggi ben noto e riconoscibile. La depressione è molto frequente e ha delle ragioni psicologiche e sociali che determinano un disturbo oggettivo. E’ un vero stato patololgico che deve essere riconosciuto nelle sue specificità.
La valutazione di un disturbo depressivo deve muoversi necessariamente dalla considerazione della sua eterogeneità. Si presenta infatti lungo un continuum che va da reazioni lievi e quasi fisiologiche fino a casi più gravi e complessi.
Possiamo identificare almeno due condizioni molto diverse, nella consapevolezza però che tra questi due stati vi sono moltissime realtà intermedie:
- un sentimento comune, noto alla maggior parte delle persone come una particolare forma di tristezza e di mancanza di interesse per le cose della vita che può insorgere a seguito di circostanze esistenziali sfortunate, preoccupanti o dolorose, oppure che talvolta, anche senza apparenti motivi, colora di nero qualche ora o qualche giornata della vita;
- uno stato d’animo depressivo più intenso che si protrae oltre i limiti di una reazione naturale. Al malessere psicologico si aggiungono sintomi fisici (quali insonnia o perdita di peso), creando difficoltà nella conduzione della vita di tutti i giorni, dal lavoro ai rapporti interpersonali. Un disturbo che può determinare, come tutte le malattie, un certo grado di invalidità.
E’ vero che brevi periodi di depressione possono “andarsene così come sono venuti”, nel senso che possono far parte della vita di molte persone e non sfociare in un disturbo depressivo vero e proprio. Ma è vero anche il contrario: cioè che vissuti depressivi lievi e transitori determinano livelli di disabilità insolitamente alti. Qui sta la capacità di comprendere se questi periodi tendono o meno a prolungarsi nel tempo o a creare sofferenza e difficoltà eccessive, in modo da valutare l’opportunità di un supporto specialistico.
Le dimensioni del disagio
La depressione è uno dei disturbi più diffusi nel mondo occidentale. Oggi è la quarta causa di disabilità e nel 2020 diverrà la seconda, secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In Italia soffre di depressione il 5-8% dell’intera popolazione con un costante sbilanciamento fra i sessi, il rapporto donne-uomini è di almeno 2:1. Il motivo di questa maggiore vulnerabilità della donna – che potrebbe essere reale o imputabile a una maggior propensione a parlare del proprio malessere emotivo – è stato a lungo dibattuto senza giungere a conclusioni definitive. Rispetto all’età, i valori massimi risultano nella fascia fra i 30 e i 49 anni, anche se si assiste a un crescente aumento dell’incidenza nei giovani.
I sintomi più comuni
La depressione può apparire causa di sofferenza più che di disabilità se confrontata con malattie che comportano lesioni fisiche, al contrario, coinvolgendo le funzioni cerebrali superiori, essenziali per la vita sociale, relazionale e lavorativa può produrre una disabilità importante e globale.
Tra gli effetti più frequenti troviamo: diminuzione della capacità di concentrazione, riduzione della forza fisica, riduzione della capacità lavorativa, incapacità di curare gli affetti familiari, impossibilità di trovare motivazioni nella vita, fino al pericolo di suicidio.
Più in dettaglio possiamo dividere i sintomi caratteristici in tre principali famiglie senza però incorrere nel rischio di valutazioni eccessivamente rigide e preconfezionate. Ogni caso va analizzato e seguito nella sua unicità.
Umore
- Tristezza, disperazione
- Riduzione o perdita di interesse per i vari aspetti della vita (rapporti interpersonali, interesse sessuale etc.)
- Facilità al pianto
- Ansia, angoscia
- Sensi di colpa
Sintomi cognitivi
- Difficoltà a concentrarsi
- Difficoltà a memorizzare
- Insicurezza in compiti anche semplici
Sintomi fisici
- Rallentamento, irrequietezza
- Astenia
- Insonnia/ipersonnia
- Anoressia/aumento dell’appetito
- Perdita di peso
- Dolore
La terapia
Il vissuto depressivo può essere presentato in modo chiaro o sfumato. Le persone con un vero disturbo depressivo non di rado minimizzano, nascondono la sofferenza e la esprimono sotto forme diverse. Ciò avviene perché effettivamente non se ne accorgono, non si rendono conto del problema psicologico, oppure perché, sulla base di sensi di colpa o di vergogna, non ne vogliono parlare.
Lo specialista che prende in carico la persona che vive il disagio deve svolgere una valutazione integrata della intensità e della durata dei sintomi, della personalità, dei fattori di stress e della capacità di adattamento della persona. Il percorso diagnostico e terapeutico (sempre indirizzato alla cura psicologica oltre che farmacologica) non è dunque determinato da criteri univoci, ma richiede l’osservazione e l’integrazione di vari aspetti di tipo biologico, psicologico e sociale. E’ un approccio globale fondato e centrato sulla persona e non solo sui sintomi.
Per questa ragione la terapia farmacologica deve essere prescritta in relazione al tipo di depressione e alle caratteristiche della persona, oltre che sempre associata ad un intervento psicoterapeutico teso a rimuovere le cause del disturbo.
Redazione MOOD